Violenza sul luogo di lavoro: risultati di un’indagine in area critica

Lupo Roberto (1); De Mitri Ornella (2)
Co-autori
Marcello Franza (3); Fiorella Fabrizio (4);Antonio Girau (5); Pietro De Angelis (6)

1) ASL Le – U.O.C Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’urgenza- “Ospedale San Giuseppe da Copertino”- Infermiere- Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche
2) ASL Le – U.O.C Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’urgenza-“ Ospedale San Giuseppe da Copertino”- Dirigente Medico di primo livello
3) “Azienda Ospedaliera Cardinale G. Panico- Tricase (Le)- Infermiere- Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche
4) ASL Le – Ospedale “Vito Fazzi”- Infermiere Coordinatore Direzione Medica – Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche
5) ASL Le – Direttore U.O.C Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’urgenza – “Ospedale Sacro Cuore di Gesù”- Gallipoli
6) ASL Le – Direttore U.O.C Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’urgenza – Ospedale “San Giuseppe da Copertino”

Abstract

Background
The phenomenon of workplace violence is typical of many working contexts; among them are the Emergency Departments. A continuous risk of assault against the health staff is real, while there is a scant willingness to denounce such a situation. An almost total lack of report in the health authorities has to be underlined; hence the need to inquiry into this phenomenon in some Lecce hospitals.
 
Objective
The main aim of the survey is to determine the prevalence of the phenomenon and to detect the psychophysical consequences on the involved professional categories.
 
Method
104 health professionals belonging to several categories (doctors, nurses and assistants) and working in casualty departments were given a questionnaire (Arnetz, 1998), in order to carry out an observational survey. A descriptive analysis on the variables has been done; then some possible differences on violent phenomena have been found out; finally, an exploratory factorial analysis has been carried out.  
 
Results
It has been showed that about two thirds of those who took part to the survey suffered assaults, threats or harassments, both in the last 12 months and during their whole working experience. The representative sample, that is the professional categories, expresses a concrete worry about the possibility to suffer workplace violence; men are more subjected to such a phenomenon than women are. An exploratory analysis shows a strong correlation between physical manifestations (kicks, spits and use of weapons) and the sensation to be defenceless. More than the 50% of the representative sample did not denounce what they were subjected to.
 
Conclusions
Despite the attention that the media is giving to the problem, a constant monitoring of this phenomenon is undoubtedly necessary. The creation of a register or a reporting system for violence acts is becoming more and more pressing; it would be the only way to adopt a policy to hinder such a phenomenon.
 
Background
Il fenomeno delle violenze sul luogo di lavoro è presente in tutti i contesti lavorativi; fra tali contesti rientrano i dipartimenti di emergenza (DEA). Esiste un costante pericolo di aggressioni a carico degli operatori sanitari a cui corrisponde una scarsa propensione a denunciare tali eventi avversi. Sono esigue e spesso assenti le segnalazioni (incident reporting) all’interno delle aziende sanitarie; da qui la necessità di esplorare tale fenomeno all’interno di alcuni ospedali dell’Asl di Lecce.
 
Scopo
Obiettivo principale dello studio è determinare la prevalenza del fenomeno della violenza subìta dagli operatori sanitari e rilevare le conseguenze psicofisiche percepite dalle categorie professionali coinvolte
 
Metodo
Lo studio osservazionale è stato condotto attraverso la somministrazione di un questionario (Arnetz 1998) a 104 professionisti della salute, appartenenti alle diverse categorie (Medici, Infermieri e personale di supporto) in servizio presso le unità operative di pronto soccorso. E’ stata effettuata un’analisi descrittiva per tutte le variabili, sono state appurate eventuali differenze di genere nella manifestazione dei fenomeni violenti ed infine è stata condotta un’analisi fattoriale esplorativa
 
Risultati
Le misure descrittive mostrano che circa due terzi dei partecipanti ha subito aggressioni, minacce o molestie, sia negli ultimi 12 mesi che nel corso della vita lavorativa. Il campione, rappresentato dalle diverse categorie professionali, esprime una reale preoccupazione rispetto alla possibilità di subire episodi di violenza sul luogo di lavoro,il genere maschile tende a subire tale fenomeno molto di più rispetto a quello femminile; da un’analisi esplorativa emerge una forte correlazione tra manifestazioni fisiche (calci, sputi, uso di armi) e la sensazione di essere indifeso. Più della metà del campione non ha denunciato l’evento avverso subito.
 
Conclusioni
Nonostante l’attenzione che i media stanno dando al problema, occorre senza dubbio eseguire un monitoraggio constante del fenomeno:emerge con prepotenza la necessità di un registro o sistema di deportino degli eventi avversi subìti, solo cosi si potranno implementare interventi mirati a contrastare tale fenomeno

Introduction

Il fenomeno delle violenze sul luogo di lavoro è presente in tutti i contesti lavorativi; fra tali contesti rientrano i dipartimenti di emergenza (DEA), caratterizzati da un ampio numero di accessi quotidiani e da un elevato stress emotivo. Gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari costituiscono eventi sentinella che richiedono la messa in atto di opportune iniziative di protezione e prevenzione.( www.salute.gov.it/). Diversi studi indicano che gli operatori sanitari delle strutture ospedaliere e territoriali nel corso della loro attività lavorativa possono subire atti di violenza (Kwok E. et al. 2006; Merce ET al.2009; Magnavita N.& Eponimi T. 2011; Zaffa ET al. 2013;). Nel nostro Paese mancano statistiche sulla diffusione del fenomeno, tuttavia appare necessario attivare misure di prevenzione per contrastarne l’occorrenza (www.salute.gov.it/Raccomandazione n. 8, novembre 2007, Ministero della Salute). Il fenomeno delle aggressioni in ambito sanitario è probabilmente un riflesso delle tensioni presenti all’’interno del tessuto sociale in cui viviamo. Ha raggiunto preoccupanti dimensioni negli ultimi anni e nonostante tutto rimane sottostimato a causa della scarsa propensione a denunciare gli episodi di violenza da parte del personale sanitario. Da una revisione degli studi emerge che pazienti e familiari sono ritenuti i principali autori di aggressioni, seguiti in minor parte dai medici e solo in basse percentuali, da colleghi di pari grado (Brunetti et al. 2013). Esiste un costante pericolo di aggressioni a carico degli operatori sanitari a cui corrisponde una scarsa propensione a denunciare tali eventi avversi. Sono esigue anche le segnalazioni (incident reporting) all’interno delle aziende sanitarie, da qui la necessità di perquisire tale fenomeno in ambito locale, all’ interno di alcuni ospedali dell’Asl di Lecce.

Materiali e metodo

Diego di studio: Studio osservazionale, cross sectional, multicentrico

Procedure di studio e strumento di raccolta dati

È stato somministrato un questionario (Violent Incident Form, Arnetz, 1998) a tutte le categorie professionali (Medici, Infermieri e personale di supporto ) nei reparti di Medicina e Chirurgia d’Accettazione emergenza – urgenza, in un periodo compreso tra ill 25 maggio e il 30 giugno 2016 previa autorizzazione dei direttori di unità operative coinvolte. Il questionario è stato somministrato a 104 professionisti della salute in servizio presso le unite operative di pronto soccorso ubicate in alcuni Ospedali della provincia di Lecce. (Ospedale San Giuseppe da Copertino; Ospedale Santa Caterina Novella di Galatina, Ospedale Sacro Cuore di Gallipoli, Azienda Ospedaliera Card. G. Panico di Tricase). Il questionario, includeva tre parti:
  • Informazioni socio-demografiche e professionali (ospedale, unità operativa, genere, età, anni di servizio, stato civile e professione).
  • Sezione I: sette quesiti con risposta dicotomica Si/No, relative agli eventi di violenza/minacce/molestie subiti nel corso della vita lavorativa.
  • Sezione II: diciotto quesiti relative alla descrizione dell’evento violento (se questo si è verificato) e alle sue conseguenze sul piano psico-fisico.
La modalità di reclutamento ha garantito al campione un’adeguata rappresentatività della popolazione di riferimento. Inizialmente è state effettuata un’analisi descrittiva per tutte le variabili e in seguito sono state appurate eventuali differenze di genere nella manifestazione dei fenomeni violenti. Infine è stata condotta un’analisi fattoriale esplorativa (estrazione in componenti principali con rotazione di tipo Varimax) per indagare la struttura delle relazioni esistenti tar la tipologia di evento violento e le sue consequence fisiche. Le statistiche descrittive e inferenziali sono state ottenute mediante il software SPSS, versione 17. Per tutti le analisi fattoriali si considerano i risultati statisticamente significativi sotto la soglia del 5%.

Criteri di reclutamento

Criteri di inclusione end esclusione
Inclusi nello studio il personal medico, infermieristico e di supporto con almeno un anno di esperienza lavorativa, esclusi invece i professionisti con esperienza lavorativa inferiore ad un anno.

Risultati

Le misure descrittive mostrano che tra i partecipanti circa la metà del campione è di genere maschile (52.9% n=104). La media è di 45.5 anni (D.S 6.3) ed è in servizio in media da 20.6 anni (D.S 4.5). La maggior parte del campione è coniugato (74%) e lavora come infermiere (66.3%), ill 24% come medico, il 4.8% come OSS; l’1.9% come OTA. Le misure descrittive mostrano che circa due terzi dei partecipanti ha subito aggressioni, minacce o molestie, sia negli ultimi 12 mesi che nel corso della vita lavorativa. Oltre quattro persone su cinque (83.7%) dichiarano di temere episodi di violenza sul luogo di lavoro. Le misure descrittive mostrano che la maggior parte degli incidenti si verifica in orario serale e ad opera di un parente o amico del paziente (66.7%), quasi sempre mashie (97.2%) tar 31 e 50 any (84.3%). Gran parte degli incidenti avviene in sala visite (41.7%) durante una conversazione (66.7%). La metà del campione, vittima di aggressioni, ha avuto la sensazione di essere aggredita prima dell’evento e, nonostante non si trovasse quasi mai da sola (4.3%), in un terzo dei casi dichiara di aver gestito da sola l’evento avverso. Oltre la metà delle vittime (54.9%) non ha denunciato l’accaduto mentre, solo una parte esigua ha denunciato l’evento avverso alle autorità giudiziarie(13.7%); ill 31.4% ha denunciato l’evento subito all’INAIL. Per appurare la presenza di eventuali differenze di genere nella manifestazione dei fenomeni violenti è stata effettuata un’analisi inferenziale mediante Test del Chi Quadro. Si riportano solo i risultati statisticamente significativi sotto la soglia del 5%. Si evince una connessione non significativa, ma molto vicina alla soglia di significatività, tar ill genere e l’aver subito un’aggressione fisica negli ultimi 12 mesi. La tendenza rilevata è che i maschi tendono a subire lievemente più delle donne (Chi-Quadro = 3.126 ; df = 1 ; Sig. = 0.077).

Differenze di Genere

Per appurare la presenza di eventuali differenze di genere nella manifestazione dei fenomeni violenti è stata effettuata un’analisi inferenziale mediante Test del Chi Quadro. Si riportano solo i risultati statisticamente significativi sotto la soglia del 5% e quelli che, pur non essendo significativi, sono stati comunque ritenuti importanti per la discussione dei temi trattati. La Tab. 1 mostra una connessione non significativa, ma molto vicina alla soglia di significatività, tra il genere e l’aver subito un’aggressione fisica negli ultimi 12 mesi. La tendenza rilevata è che i maschi tendono a subire lievemente più delle donne (Tab. 1)
Dai risultati dell studio si evince una connessione significativa (sig. 0.002) tar il genere e l’aver subito una minaccia negli ultimi 12 mesi. La tendenza rilevata è che i maschi subiscono minacce più delle donne (78% contro 49%). (Tab. 2).
Dai risultati dell studio emerge una connessione significativa (sig. 0.003) tar il genere e l’aver subito una minaccia nel corso della vita lavorativa (Tab .3)
Gli operatori sanitari, sviluppano col tempo, timore rispetto alla possibilità di subìre atti violenti: dai risultati dell studio si evince una connessione non significativa, ma vicina alla soglia di significatività, tar ill genere e ill timore di poter subire violenze sul luogo di lavoro. La tendenza rilevata è che le donne temono lievemente più degli uomini. Si evince ancora una connessione significativa (sig. 0.002) tar il genere e l’aver subito una minaccia negli ultimi 12 mesi, i maschi subiscono minacce più delle donne (78% contro 49%); Chi-Quadro = 9.642 ; df = 1; Sig. = 0.002. Dai risultati emerge ancora una connessione significativa (sig. 0.002) tar il genere e l’aver subito una minaccia negli ultimi 12 mesi. Al fine di indagare la struttura delle relazioni esistenti tar la tipologia di evento violento e le sue consequence psico-fisiche è stata condotta un’Analisi Fattoriale Esplorativa.

Analisi Fattoriale Esplorativa

Al fine di indagare la struttura delle relazioni esistenti tar la tipologia di evento violento e le sue consequence psico-fisiche è stata condotta un’Analisi Fattoriale Esplorativa. È stata utilizzata l’estrazione in componenti principali con rotazione di tipo Varimax. L’estrazione delle prime cinque componenti consente di spiegare oltre ill 70% della variabilità del fenomeno ma si procederà al commento delle prime tre soltanto, avendo queste la quota più importante di variabilità spiegata (Tab.4-5).

Prima componente

“Si tratta della componente più importante, in grado di spiegare quasi il 30% della variabilità del fenomeno. Si sviluppa in due polarità dove, da una parte, abbiamo eventi violenti dove vengono strappati gli abiti, dall’altra eventi dove si verificano degli schiaffi. Nella prima polarità (abiti strappati) troviamo correlazione sia con danni fisici che con una lunga serie di consequence di tipo psicologico quali umiliazione, ansia, angoscia, rabbia e sensazione di essere indifeso. Nella seconda polarità (schiaffi) troviamo invece paura e senso di colpa”.

Seconda componente

“E’ in grado di spiegare quasi il 20% della variabilità del fenomeno ed è costituita da una sola polarità. Le correlazioni più forti sono tra eventi che contengono calci, sputi, uso di armi e tirare i capelli in corrispondenza dei quali viene prodotta, oltre che i danni fisici, anche la sensazione di essere indifeso”.

Terza componente

“ E’ in grado di spiegare circa ill 10% della variabilità del fenomeno ed è costituita da una sola polarità contente danni di natura psicologica. Viene mostrata una forte correlazione tra le emozioni della rabbia, della paura, del senso di colpa e dell’essere indifeso”.

Discussione e possibili soluzioni

Dalla letteratura emerge con prepotenza la necessità di formare gli operatori nella gestione della rabbia e violenza (Pinar et al. 2011; Kansagra et al. 2008); facendo emergere un desiderio da parte soprattutto degli infermieri il bisogno di migliorare le loro competenze o di aggiornamento. Da uno studio emerge come gli operatori, dopo aver partecipato a corsi di formazione in tal senso, riportano un maggiore senso di sicurezza nell’affrontare situazioni di comportamenti ostili (Cahill, 2008). Per diversi autori (Kwok et al. 2006; Rodgers et al. 2004; Winstanley et al. 2004; Crilly et al.2004) si avverte il bisogno di ricevere formazione a tutto campo; un dato oggettivo che si riflette anche dalla raccomandazione ministeriale n.8 del 2007 (Ministero Della Salute, 2007). Un altro passo è quello di segnalare attraverso un sistema di incident reporting, con istituzione di specifici registri, le diverse tipologie di violenze.

Conclusioni

Nonostante l’attenzione che i media stanno dando al problema,occorre senza dubbio eseguire un monitoraggio constante del fenomeno: emerge con prepotenza la necessità di un registro o sistema di reporting degli eventi avversi subìti, solo cosi si potranno implementare interventi mirati a contrastare tale phenomenon. La violenza sul luogo di lavoro è un problema che investe i paesi di tutto il mondo, si può quindi immaginare come i data raccolti siano soltanto la punta di un iceberg; solo di recente si è scelto di approfondire ill fenomeno delle aggressioni sul posto di lavoro nella realtà italiana; da qui la scelta di realizzare uno studio a livello locale. Per ridurre le aggressioni, sarebbe opportuno un programma di prevenzione valutando i rischi nei luoghi di lavoro, formando il personale con particolare attenzione rispetto la sfera comunicativa e soprattutto informando l’utenza dell’esistenza di una politica aziendale di tolleranza zero alle aggressioni e soprattutto fornire agli operatori strumenti utili per poter denunciare gli eventi avversi subiti.

Implementazioni per la ricerca

Future ricerche devono essere implementate verso la possibilità di rilevare il tasso di violenza subìta dal personale di supporto, poco citato negli studi, nonostante sia sempre e costantemente a contatto con il paziente e i suoi familiari.

Implementazioni per la ricerca

Future ricerche devono essere implementate verso la possibilità di rilevare il tasso di violenza subìta dal personale di supporto, poco citato negli studi, nonostante sia sempre e costantemente a contatto con il paziente e i suoi familiari.

Tabelle di riferimento

Analisi Fattoriale Esplorativa

Bibliografia

  1. Kwok, R.P., Law, Y.K., Li, K.E., Ng, Y.C., Cheung, M.H., Fung, V.K., Kwok, K.T., Tong, J.M., Yen, P.F., & Leung, W.C. Prevalence of workplace violence against nurses in Hong Kong. “Hong Kong Medical Journal”, 2006; 12 (1): 6-9
  2. Merce, D., Drabek M., & Moscicka A. Aggression at the workplace–psychological consequences of abusive encounter with coworkers and clients “International Journal of Occupational Medicine & Environmental Health”, 2009; .22(3), 243-260.
  3. Magnavita N, Workplace violence against nursing students and nurses: an Italian experience. “J Nurs Scholarsh”. Jun; 2011; 43(2), 203-10.
  4. Zaffa W; Siddiqui E; Ejaz k;, ShehzadKhanJamali S; Razzak J.A Health care personnel and workplace violence in the emergency departments of a volatile metropolis: results from karachi, pakista. “J Emerg Med”. 2013 Nov; 45(5): 761–772.
  5. Brunetti L; Bambi S. Le aggressioni nei confronti degli infermieri dei dipartimenti di emergenza: revisione della letteratura internazionale “Professioni Infermieristiche”, 2013; 66 (2):109-116.
  6. Arnetz, J.E. The violent incidente form (VIF): A practical instrument for the registration of violent incidents in the health care workplace. “Work & Stress: An International Journal of Work, Health & Organisations”, 1998; 12 (1): 17-28.
  7. Pinar, R., & Ucmak, F. Verbal and physical violence in emergency departments: a survey of nurses in Istanbul, Turkey. “Journal of Clinical Nursing”, 2011; 20 (3-4), 510-7
  8. Kansagra, S.M., Rao, S.R.,Sullivan, A.F., Gordon, J.A., Magid, D.J., Kaushal, R., Camargo, C.A. Jr, & Blumenthal, D. A survey of workplace violence across 65 U.S. emergency departments. “Academic Emergency Medicine”, 2008; 15 (12), 1268-74.
  9. Cahill D. The effect of act-smart on nurses’ perceived level of confidence toward managing the aggressive and violent patient. “Adv Emerg Nurs Journal”, 2008; 30 (3), 252-268.
  10. Crilly J, Chaboyer W, Creedy D Violence towards emergency department nurses by patients. “Accid Emerg Nurs”, 2004; 12 (2), 67-73
  11. Rodger, M., Hills, J., & Kristjanson, L. A Delphi study on research priorities for emergency nurses in Western Australia. “Journal of Emergency Nursing”, 2004; 30 (2), 117-25
  12. Winstanley S, Whittington R Aggression towards health care staff in a UK general hospital: variation among professions and departments.” J Clin Nurs, 2004”; 13, 3-10
Sitografia
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