Bivalirudin Started During Emergency Transport for Primary PCI. Steg PG, van ’t Hof A, Hamm CW et al; EUROMAX Investigators. N Engl J Med 2013

La bivalirudina ha dimostrato di ridurre le percentuali di sanguinamento e morte nei pazienti sottoposti ad angioplastica primaria. In questo studio randomizzato su 2218 pazienti con STEMI la bivalirudina, iniziata durante il trasporto alla sala di emodinamica, ha significativamente migliorato gli outcomes clinici studiati e a 30 gg con una riduzione dei sanguinamenti maggiori; è stato però registrato un aumento di trombosi acuta sugli stents.


Atrial Fibrillation and the Risk of Myocardial Infarction. Soliman EZ, Safford MM, Muntner P, Khodneva Y, Dawood FZ, Zakai NA, Thacker EL, Judd S, Howard VJ, Howard G, Herrington DM, Cushman M. JAMA Intern Med 2013 174(1): 107-14. doi: 10.1001/jamainternmed.2013.11912

Studio prospettico di coorte su 23.928 soggetti in USA esenti da patologia coronarica al momento dell’arruolamento e seguiti per un periodo fino a 6,9 anni (mediana 4,5). Nel campione studiato sono stati registrati 648 infarti. In questo campione la FA è associata a un rischio di infarto aumentato di circa 2 volte rispetto ai soggetti senza FA (hazard ratio 1,96 [95% CI, 1,52-2,52]). Gli autori concludono che la FA è associata ad un aumentato rischio di infarto specie per il sesso femminile e i soggetti di colore.


Calcium-Channel Blocker-Clarithromycin Drug Interactions and Acute Kidney Injury. Gandhi S, Fleet JL, BaileyDG et al. JAMA 2013 dec 18;
310(23): 2544-53. doi:10.1001/jama.2013.282426
Studio retrospettivo di coorte sviluppato in Canada dal 2003 al 2012 su pazienti geriatrici (età media 76 aa) per caratterizzare il rischio di coprescrizione fra calcio-antagonisti (che vengono metabolizzati dal citocromo P450 3A4 – CYP3A4; EC 1.14.13.97) e 2 macrolidi, la claritromicina che è un inibitore del CYP3A4 e l’azitromicina che non lo è. Lo studio ha coinvolto 96226 pazienti che hanno contemporaneamente assunto calcio antagonisti (amlodipina, felodipina, nifedipina, diltiazem, o verapamile) e claritromicina e 94 083 pazienti in coprescrizione di calcio antagonisti e azitromicina. La coprescrizione di calcio antagonisti e claritromicina è associata ad un lieve ma significativo rischio a 30 gg di ospedalizzazione per insufficienza renale (420 pz sui 96 226 in terapia con claritromicina [0.44%] vs 208 pz dei 94 083 con azithromycin [0.22%]; absolute risk increase, 0.22% [95% CI, 0.16%-0.27%]; odds ratio [OR], 1.98 [95% CI, 1.68-2.34]). Il rischio risulta poi maggiore con i diidropiridinici, specie la nifedipina.


Low-Dose Dopamine or Low-Dose Nesiritide in Acute Heart Failure With Renal Dysfunction The ROSE Acute Heart Failure Randomized Trial. Chen HH, Anstrom KJ et al. for the NHLBI Heart Failure Clinical Research Network. JAMA 2013; 310(23): 2533-2543

Per quanto suggerita da piccoli studi l’utilità di basse dosi di dopamina e nesiritide nello scompenso congestizio, specie per ridurre la congestione e preservare la funzione renale, non è chiaramente documentata. Questo studio multicentrico, in doppio cieco verso placebo (119 pazienti) ha valutato l’efficacia dei due farmaci a basse dosi (dopamina 2 μg/kg/min in 122 pz, nesiritide 0.005 μg/kg/min senza bolo in 119 pz) aggiunti alla terapia diuretica. Gli end point studiati erano la diuresi a 72 ore (per studiare la riduzione di congestione) e la cistatina C come studio della funzione renale. Nessuno dei due farmaci ha raggiunto risultati significativi rispetto al placebo. Sia pure su un campione modesto si conferma la mancanza di documentazione di efficacia per i bassi dosaggi di dopamina e nesiritide.

Induced Hypothermia in Severe Bacterial Meningitis. A Randomized Clinical Trial. Mourvillier B, Tubach F, van de Beek D et al. JAMA 2013 Nov 27; 310(20): 2174-83. doi:10.1001/jama.2013.280506

Studio clinico multicentrico randomizzato per verificare il possibile utilizzo dell’ipotermia per migliorare la sopravvivenza nella meningite batterica severa. Lo studio è stato interrotto dopo aver arruolato 98 pazienti comatosi in corso di meningite batterica per un eccesso di mortalità nel gruppo ipotermia ((25 of 49 patients [51%]) vs gruppo di controllo (15 of 49 patients [31%]; relative risk [RR], 1.99; 95% CI, 1.05-3.77; P = .04). Gli autori concludono che l’ipotermia non offre vantaggi ma può addirittura essere dannosa.


Targeted Temperature Management at 33°C versus 36°C after Cardiac Arrest. Nielsen N et al. for the TTM Trial Investigators. N Engl J Med 2013; 369: 2197-206

I pazienti comatosi dopo arresto cardiaco hanno un alto rischio di morte o scarso outcome neurologico. L’ipotermia è terapia raccomandata ma vi sono scarse evidenze sulla miglior temperatura di trattamento. In questo studio internazionale, randomizzato, sono stati assegnati a 2 livelli di ipotermia (33° e 36°) 950 pazienti; l’outcome primario era la morte per ogni causa e l’outcome secondario un composito di scarso outcome cerebrale o morte a 180 gg.
In totale l’analisi primaria ha incluso 939 pz ed alla fine del trial il 50% (235 su 473) dei pz trattati a 33° sono morti rispetto al 48% (225 di 466) di quelli trattati a 36° (hazard ratio per 33°C, 1.06; 95% confidence interval [CI], 0.89 to 1.28; P = 0.51). A 180 giorni di follow-up i pz morti o con outcome insufficiente erano il 54% di quelli trattati con 33° rispetto al 52% di quelli trattati a 36° (risk ratio 1.02; 95% CI, 0.88 to 1.16; P = 0.78). Gli autori concludono (nel loro limitato campione! N.d.r.) che l’ipotermia a 33° non conferisce un beneficio rispetto a quella condotta a 36°.

Riassunto, recensione e commento a cura di Mauro Fallani. Responsabile UOS Medicina d’Urgenza. Ospedale “Ceccarini” di Riccione, ASL di Rimini.